A Montegabbione in terra Umbra, quasi ai confini laziali, vi sono due antichi casali con un castello sullo sfondo. 
In quello scorcio di terra, tratturi sinuosi dividono i confini delle proprietà e disegnano curve che sembrano immobili serpenti in attesa di prede. 
 
Un grande albero privo di foglie osserva silenzioso da una piccola altura uno strano edificio, quasi una saetta. 
 
La sua grande vetrata è inclinata, piegata quasi a voler fare una riverenza e si presta come splendido osservatorio.
 
Dall'interno la vista spazia sulle alture circostanti, su campi di terra rossa e pendii boschivi.

 

 

 

L'edificio è stato ideato per divenire un ambiente polifunzionale adibito a magazzino attrezzi nella parte posteriore e "frantoio osservatorio" in quella anteriore.

Un laboratorio di ricerca olearia che fosse moderno ma integrato nel territorio, che potesse fungere da richiamo per gli ospiti e da luogo di interesse turistico per i visitatori.

Doveva essere energeticamente indipendente e perfettamente funzionale in una veste dinamica e moderna.

Dotato di un impianto fotovoltaico che producesse tutta l'energia necessaria al proprio fabbisogno e alimentasse anche il sistema di riscaldamento a Pompa di Calore geotermica dei casali ristrutturati.

La grande vetrata anteriore, inizialmente prevista traslucida, diviene totalmente trasparente per permettere al visitatore di spaziare con lo sguardo sul territorio circostante. 

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